Transcripción del discurso inagural del año académico 1964-65 de la IUAV de Venecia Arredare Per darmi un po' di coraggio ho voluto consultare il vecchio vocabolario della Crusca Che
potremo offrire quando decideremo di partecipare con le nostre opere
alla creazione di una vita più eloquente per le persone?... Non abbiamo
più muri di grosso spessore: Per ottenere qualche cosa bisogna inventare dei rapporti. Ma uno potrebbe dirmi: "Vedi, dunque, che la decorazione non c'entra?". Eppure vi dico che c'è un momento in cui dovrete pur immaginare il cromatismo delle cose - farete pure un pavimento, un soffitto, delle pareti: le volete tutte bianche? Anche nella progettazione di un semplice spazio cubico intervengono dei piccoli ragionamenti, un alfabeto, forse una grammatica. È una facoltà curiosa quella che ci permette di intuire che un preciso fatto dimensionale, uno spessore, ad esempio, è una qualità eminente del valore fisico delle cose... L'arte moderna ci ha permesso di vedere con occhi nuovi alcuni fenomeni della materia e ci ha consentito scoperte di fatti naturali importantissimi. Possiamo ammirare la corteccia e gli alberi senza impacci, non più vincolati dall'eloquenza della tradizione. Quali uomini del nostro tempo abbiamo riscattato molte cose sia moralmente che socialmente. Ma come architetti non abbiamo ancora riscattato la forma delle cose umili e semplici.
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Transcripción de la conferencia en la Academia de Bellas Artes de Viena en 1976 Può l'architettura essere poesia? Possiamo dire che l'architettura che noi vorremmo essere poesia dovrebbe chiamarsi armonia, come un bellissimo viso di donna. Ci sono forme che esprimono qualche cosa. L'architettura è un linguaggio molto difficile da comprendere - è misterioso, a differenza delle altre arti, della musica in particolare, più direttamente comprensibili. In Giappone, ad esempio, si avvertono due tendenze ben distinte: il buddismo, di derivazione cinese, e lo shintoismo, che rappresenta il Giappone autentico; tutto il nostro gusto moderno e il nostro giudizio critico vanno verso lo shintoismo - tanto è vero che l'architettura cinese, pur molto gloriosa, non ci piace. Il valore di un'opera consiste nella sua espressione - quando una cosa è espressa bene, il suo valore diviene molto alto.
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Transcripción de la conferencia en Madrid en 1978 Mille cipressi Per
la tomba Brion, avrei potuto proporre di piantare mille cipressi -
mille cipressi sono un grande parco naturale e un evento naturale, nel
futuro, avrebbe ottenuto un risultato È però probabile che colui che ha costruito le piramidi non ragionasse così... Noi non abbiamo certezze - tutto è opinabile, tanto è vero che c'è una grande confusione nell'architettura, mentre nel passato, ad esempio, le architetture della Catalogna erano simili a quelle della Francia, della Provenza, dell'Italia, della Sicilia. Quel mondo parlava un linguaggio molto simile. Relativamente
al progetto Brion, la prima idea mi è venuta così: bisognava entrare
nel vecchio cimitero, attraverso il tradizionale viale dei cipressi che
esiste in tutti i cimiteri italiani, e sistemare una specie di edicola.
Esistevano molte tombe brutte, di campagna, ed edicole funerarie; così
ho deciso improvvisamente che sulla vasca d'acqua dovesse esserci un
elemento prospettico di interruzione. A me piace molto l'acqua, forse
perché sono veneziano... ho disegnato il corso d'acqua, che sorge da un
certo punto, e, al sole, ho disposto i due sarcofagi che devono
contenere i corpi della moglie e del signor Brion... Il muro di cinta
inclinato ha in un punto una piccola apertura a forma di celata. Coloro
che si trovano all'interno possono guardare fuori e vedere la campagna,
mentre chi invece si trova all'esterno non può vedere dentro. In tal
modo si crea un luogo intercluso. Ho piantato subito i cipressi, appena
iniziati i lavori... Nella cappella dei parenti, attualmente c'è
un'unica vera tomba, mentre gli altri defunti sono ricordati da pietre
disposte a terra. Ho
adottato dei trucchi. Avevo bisogno di una certa luce e ho pensato
tutto secondo un modulo di 5,5 centimetri. Questo motivo che pare una
sciocchezza è invece molto ricco di possibilità espressive e di
movimento... Ho misurato tutto con i numeri 11 e 5,5. Siccome tutto
nasce da una moltiplicazione, tutto torna e ogni misura risulta esatta.
Qualcuno potrebbe obiettare che le misure tornano esatte anche usando
un modulo di 1 centimetro - non è vero, perché 50 per 2 fa 100, mentre
55 per 2 fa 110, e con un altro 55 fa 165, non più 150, e raddoppiando
si fa 220 e poi 330, 440. In tal modo posso frazionare le parti, e non
avrò mai 150 ma 154. Molti usano i tracciati regolatori o la sezione
aurea; il mio è un modulo molto semplice che può permettere dei
movimenti - il centimetro è arido, mentre nel mio caso si ottengono dei
rapporti. In altre occasioni, infatti, ho trovato molto piacevole
lavorare con il sistema di misurazione inglese, che è molto ricco di
possibilità. Mi ricordo che, in occasione dell'allestimento della
mostra dei disegni di Mendelsohn a San Francisco, mentre io disegnavo
le mie sezioni, c'era un tecnico che pareva un tagliaboschi e che
utilizzava misure in pollici. Le sue misure corrispondevano solo in
parte a quelle che avevo preso io, e allora ho dovuto accettare le sue,
perché in tal modo lui vedeva la materia prima, il legname tagliato
secondo sezioni stabilite... [Nel tempietto della tomba Brion] ci sono
delle piccole finestre che illuminano l'altare, e sopra c'è un cupola
in legno con una finestra che si apre elettricamente. Per terra c'è una
pietra e poi delle vetrate per illuminare l'altare. La porta alla Mondrian è stata fatta in ferro; una persona che la guarda può vedere lo scintillio delle luci e, alla mattina, il sole fa sì che le pareti si illuminino in modo diverso. Non so se i giovani sentano queste cose, ma non importa: se l'architettura è buona, chi la ascolta e la guarda ne sente i benefici senza accorgersene. L'ambiente educa in maniera critica. II critico, invece, è colui che scopre la verità delle cose... Una volta Le Corbusier disse a uno studente: "Ci medito su - cerco di pensare continuamente". Adesso ho per la testa un progetto per un negozio a Venezia, per un cliente molto danaroso. Poiché non posso toccare nulla, debbo fare una pelle, una fodera - ma quale è la più idonea in quel posto?... lo
non ho fatto molti lavori ex-novo. Ho messo a posto musei e allestito
mostre, operando sempre in un contesto. Quando il contesto è obbligato,
forse, un lavoro diventa più facile. Consideriamo il caso del negozio
Olivetti. II negozio era costituito da una parte anteriore e, dopo un
muro, c'era un altro ambiente. Bisognava salire al piano superiore; vi
erano degli spazi obbligati, un pilastro centrale, due finestre - dove
mettere la scala? Ho deciso di metterla nel punto in cui guadagnavo
degli spessori. Dovevo anche violentare le cose; mettendola nel punto
più difficile, potevo buttar via - e mi interessava buttare via. In tal
modo, potevo cogliere meglio la lunghezza. Intuito il problema, si
comincia ad operare - la scala è piuttosto bella, sono blocchi di marmo
accostati...
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